"Chi ha paura della post-verità?": articolo di approfondimento sul primo incontro del ciclo “Leggere la contemporaneità”

Lunedì 17 gennaio si è tenuto per le classi dei Licei Sant’Orsola un incontro con Giovanni Maddalena, professore di Storia della filosofia presso l’Università del Molise, che in collaborazione con Guido Gili è autore del libro “Chi ha paura della post-verità? Effetti collaterali di una parabola culturale” pubblicato nel 2017 per la casa editrice Marietti e di cui nel 2020 è uscita una versione aggiornata in inglese.

 

La discussione - moderata da Davide Morelli, docente di storia del nostro Istituto - è partita proprio dalla definizione del concetto di post-verità (parola dell’anno 2016 secondo l’Oxford Dictionary) e dalla domanda su cosa significa che viviamo nell’era della post-verità: i fatti oggettivi non contano, non tanto quanto le emozioni e le credenze, così capaci di persuaderci e orientarci. È evidente oggi l’indebolimento dei concetti di verità e di realtà.

 

In particolare, il dialogo si è sviluppato a partire dal problema della veridicità delle comunicazioni: sono molteplici, infatti, le modalità di manipolazione della comunicazione - si è parlato di fattoidi, pseudo-eventi oltre che di fake news -, alcune molto difficili da smascherare perchè assai simili alla verità e tutte hanno il potere di influenzare il nostro pensiero e i nostri comportamenti. Tuttavia, oggi si propagano a macchia d’olio per mezzo dei nuovi media nati con la rivoluzione digitale.

Il relatore ha messo in evidenza come, a un certo punto della nostra storia recente, di tali tecniche si siano appropriati “soggetti non autorizzati”: Donald Trump, i sostenitori della Brexit, i leader anti-europeisti, Putin, i propagandisti dell’Isis, che hanno fatto irruzione sulla scena della comunicazione internazionale utilizzando, sebbene sovvertendone la logica, gli stessi mezzi di comunicazione e le stesse tecniche fino ad allora appannaggio dei partiti tradizionali, delle grandi agenzie di stampa, dei padroni di internet.

 

È proprio per questo che il concetto di verità è tornato in auge, dopo che per circa un cinquantennio era stato messo da parte a favore di prospettive relativiste che hanno considerato la verità come qualcosa di ideologico, autoritario e violento (tema che i due autori affrontano nel testo andando alle radici storiche e filosofiche dell’attuale messa in discussione del concetto di verità). Sebbene l’esistenza di una verità oggettiva sembra essere un concetto antico, è tornato oggi alla ribalta proprio come difesa e argine alle manipolazioni della comunicazione a cui siamo sottoposti.

 

La pandemia ha forse acuito il problema: come si pone in questo contesto il tema della post-verità?

Maddalena ha mostrato, da una parte, la fallacia da cui tutte le teorie “complottiste” partono, nella misura in cui prendono le mosse da qualcosa che in realtà nessuno sa; dall’altra, contro gli idolatri della scienza, ha mostrato che essa è sempre andata avanti per tentativi ed errori. Segno di intelligenza sarebbe sospendere il giudizio ed esercitare la fiducia nei confronti di chi ne sa più di noi.

Ma è allora ancora possibile conoscere la verità? Qual è la soluzione proposta da Maddalena? La ricerca della verità, e dunque il rapporto con essa, resta una necessità connaturata nell’uomo: prendere consapevolezza della presenza di un ostacolo in tale ricerca permette certamente di arginare il problema della manipolazione, e ci mette alla ricerca di fonti sicure, tenendo in considerazione diversi punti di vista e permettendoci di sviluppare un senso critico, che è ciò su cui dobbiamo fare affidamento per formulare le nostre opinioni.

 

La soluzione prospettata dal relatore infatti non è di imporre regole - che pure sono necessarie - nella comunicazione con i nuovi media, quanto piuttosto di educarsi a un realismo, anzi a un “realismo ricco”. Bisognerebbe avere un approccio alla realtà, diceva Maddalena, che permetta di non ricondurla a delle semplici dinamiche mentali autoreferenziali, ma anzi di basarla su una continuità di senso tra conoscenza e realtà di riferimento. Ci è sembrato particolarmente interessante che il realismo ricco di cui parla Maddalena richiami anche l’importanza del dialogo, in comunità più o meno ristrette ma nelle quali si possa esercitare il confronto con l’altro, perché stimola lo sviluppo di quella capacità critica necessaria per esercitare quanto più liberamente possibile il nostro giudizio e ci salva da quell’autoreferenzialità e chiusura in noi stessi che il mondo social paradossalmente spesso incoraggia. Ragionamento critico e buone relazioni dunque. L’incontro è stato per noi proprio l’esempio di una comunità impegnata in un dialogo così inteso.

 

 

IV Liceo Classico, Istituto S. Orsola

 

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