Scuola Aperta: un bene comune

 

Durante la settimana di riapertura ho visitato le nostre sedi scolastiche sia a Como che a Milano e mi sono collegato più volte con gli Istituti romani, con una aspettativa positiva, ma anche domandandomi quali e quanti problemi si dovessero affrontare.

Nella scuola dell’infanzia mamme visibilmente contente accompagnano i figli; bambini sorridenti e sorprendentemente ordinati vivono con intensità la scuola (mi sono chiesto quanto il periodo precedente li avesse preparati); il “sorriso degli occhi” delle maestre è reso ancor più evidente dalle ffp2; arrivato a Como un docente dei licei mi ferma per raccontarmi la soddisfazione sua e degli allievi: anche nel suo racconto si percepisce la verità di quello che dice.

Nel frattempo iniziano ad arrivare le segnalazioni di casi positivi negli allievi e nei docenti: non sono molte ma occorre seguire le procedure e organizzare la didattica tenendo conto di chi è a casa. In questa occasione mi colpisce in particolare una persona che ha attraversato un momento difficile: questa donna è motivata nell’affrontare le questioni con una forza e serenità rinnovate e tale atteggiamento permette il sorgere di un clima condiviso di positività.

Durante l’incontro programmato dei dirigenti delle tre sedi emerge la diffusa disponibilità dei docenti a trovare soluzioni, a vedere quel che c’è anziché quel che manca. Alcuni sottolineano come le famiglie siano cordiali e di aiuto con poche eccezioni, in tutti noi è evidente quanto sia bello rivedersi e riprendere.


Dunque è tutto bello e poetico? La ripresa pandemica non ha conseguenze? Hanno forse ragione i media che, fregandosene della realtà, titolano: “Marea di studenti contagiati. Classi dimezzate?”
Al momento abbiamo limitati casi positivi e le assenze sono attorno all’8% ma ogni giorno alcuni rientrano a scuola e altri entrano in quarantena, in non poche famiglie il virus ha contagiato tutti con lunghi tempi di uscita dall’emergenza, le ATS sovraccariche rispondono per quel che possono, distribuiamo a tutto il personale a agli alunni che ne sono sprovvisti le ffp2, arieggiamo e sanifichiamo gli spazi prestando ancor più attenzione alle procedure personali e di gruppo: rimaniamo dentro l’incertezza e la complessità.

Due cose però sono più evidenti e forti di tutto questo: la scuola aperta è il luogo di un rapporto “fisico” ed essa è un bene per allievi, famiglie e docenti, anche (soprattutto) in questo momento. È possibile (e direi necessario) vedere e fare cose davvero belle che ci consentano di essere protagonisti e costruttori del bene comune anche con-vivendo con il Covid; appunto, vivendo insieme in una prossimità che le circostanze attuali fanno, per fortuna, tornare a desiderare. 


Alfonso Corbella
Dedalo Onlus

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