INTERVISTE AI 100 DEL S.ORSOLA: ALESSIO PAOLUCCI

PAOLUCCI 100

 

  • Quale argomento hai portato al colloquio d’esame? 
    L’esperienza personale e filosofica ispirata alla mitologia di Icaro: mi sono servito della rappresentazione simbolica della pittura di Gaugin che incarna al meglio la dimensione dell’irraggiungibilità dell’infinito. Sappiamo che Icaro, benchè possedesse due ali fabbricate dal padre Dedalo, a causa della sua tracotanza ebbe una rovinosa caduta poiché le sue ali di cera vennero sciolte dal sole. Io penso, a differenza di Icaro, di aver seguito in questi anni il consiglio di Dedalo di volare a fianco di adulti, prima di compiere quel “volo” che mi ha permesso di continuare, in modo autonomo, e concludere questo anno piuttosto complesso per molti studenti. In sintesi, rifacendomi al tema di Icaro durante l’esame, ho evidenziato sia un aspetto filosofico sia uno personale legato alla mia esperienza scolastica.
  • Ti aspettavi questo risultato?
    Sebbene in questi anni mi sia affidato alla convinzione che un voto scolastico non potesse incidere sull’attività intellettuale dello studente, lo stupore di un simile risultato è qualcosa che mi ha reso orgoglioso non solo per l’impegno e la passione che ho messo nel conoscere e studiare, ma anche per la mia famiglia che mi ha riservato grandi complimenti e il riconoscimento che questo risultato è il frutto di quanto sono riuscito a fare durante il colloquio e durante quest’anno.
  • Quale è stata la cosa più difficile in questi ultimi anni segnati dalla pandemia? La cosa più bella invece che hai scoperto? 
    Come tutti gli altri studenti italiani, in questi due anni ho vissuto molte difficoltà: come sappiamo bene, ahimè, la scuola italiana non era ben attrezzata per fronteggiare una pandemia di scala globale come il Sars COV 2. Inoltre la nostra scuola talvolta sembra aver perso la sua natura originaria: molti studenti, con la preoccupazione del lavoro, temono che la scuola non li renda in grado di lavorare o pagare un giorno un mutuo. Con la pandemia la scuola è stata improvvisamente catapultata in un’era digitale, ma ciò ha causato nuove forme di “disuguaglianza”, per cui, ad esempio, in alcune zone di Italia le lezioni erano difficili a causa di connessioni lente o intermittenti. E poi si è sperimentata la mancanza del rapporto umano di una normale lezione scolastica. Sicuramente io ho patito molto la mancanza di una vicinanza “carnale” di un intervento fatto dal vivo: in DAD devi utilizzare il pulsante del microfono per intervenire e non puoi interagire con un banale schermo digitale e con il microfono spento. Ho sentito nostalgia dei compagni di classe, e mi sono pesate le dinamiche della comunicazione digitale. In tutto questo un aspetto positivo di questa pandemia è stato il rivalutare e vivere un rapporto più intimo con la mia famiglia, o il sentir crescere una maggior apertura e una coscienza critica e uno sguardo più nitido sulla realtà che mi circondava, compresa la mia classe. Ma francamente l’esperienza della pandemia ha suscitato in me una certa indignazione politica e l’amarezza nell’osservare la distruzione della scuola in quanto attività umana, senza tuttavia avermi tolto l’opportunità di maturare tanto caratterialmente quanto intellettualmente.


  • Guardandoti indietro, in questi anni passati al S.Orsola, quale credi sia l’esperienza/ insegnamento/ ricordo che ti accompagnerà anche nei prossimi anni?
    Dovrò fare esattamente come fece Ungaretti nella poesia “I Fiumi”, cioè ripercorre le tappe fondamentali e il lascito della mia esperienza al Liceo. Il primo anno mi sentivo come se fossi un pesce fuori dal branco, sì gioviale ma non socialmente aperto come sono oggi; durante la mia carriera ho dovuto faticare, impegnarmi e fare sacrifici per migliorare il mio linguaggio, la mia concezione della realtà e il mio carattere. Questo è stato possibile con l’aiuto di molti professori di sostegno: specialmente Serena, che ho dovuto lasciare dolorosamente l’anno scorso, che mi ha insegnato il valore unico della cultura, come usufruirne, coltivarla e studiarla; oltre ad aiutarmi nei compiti, mi ha guidato nell’imparare a vestirmi, comportarmi o prendermi cura di me stesso: può sembrare strano, ma questo era per me una conquista, poiché in molte fasi della mia vita non parlavo né tanto meno sapevo come gestire le diverse situazioni da solo. Per questo per un certo tempo mi sono affiancato a persone che potessero sostenermi. Ma quando ho conquistato la mia autonomia, in particolare quest’anno, è come se mi fossi liberato dall’armatura candida di Agilulfo del romanzo di Calvino: grazie a questo percorso ho potuto relazionarmi con la realtà in quanto uomo. Ho imparato a informarmi, a studiare per piacere e non per il voto, cercando di capire perché a scuola si insegnassero certi argomenti e non altri. Da lì ho compreso il mio potenziale, e credo che mi porterò dietro tutto questo ancora per molto, in particolare quella tendenza di imparare in continuazione dalla realtà e non piegarsi al pensiero unico ma formulare un proprio pensiero critico.

  • Che consigli daresti a chi sta per iniziare il liceo S.Orsola?
    Venite a scuola non come un luogo in cui sentirvi imprigionati o ascoltare cose che non potranno servirvi; ragazzi, se solo sapeste cosa la nostra cultura ha da offrire e di come studiarla possa aprire una finestra verso noi stessi! Studiare non è sinonimo di imparare a pappagallo un argomento: si tratta invece di estrarre contenuti, per saperli contestualizzare con intelligenza, usufruendo delle informazioni apprese. Questo è ciò che dovete fare: servitevi della scuola come luogo di libertà dall’ignoranza, abbiate il coraggio, come dice il filosofo Immanuel Kant, di servirvi della vostra intelligenza e del vostro sentimento umano, di cui non vi dovete mai dimenticare, che significa rimanere voi stessi, far emergere il vostro lato creativo con l’arte attraverso cui esprimete il senso umano di voi; osate fare amicizie, cosa che non ho fatto io, perché, fidatevi, alla fine del vostro percorso vi mancheranno e di certo vi scenderà qualche lacrima per il ricordo. Anche se la società vi chiederà di essere dei semplici lavoratori e consumatori, continuate a informarvi, conoscere. Mi piacerebbe vedere le nuove generazioni che risollevano il nostro paese da persone consapevoli, più che erudite, che sappiano comprendere meglio di quanto hanno fatto le precedenti generazioni.

 

  • Cosa andrai a fare l’anno prossimo e perché? 
    Alcune volte mi domando di quanto la mia mano sia ancora immatura nel disegno, per cui ho intenzione di iscrivermi alla facoltà di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dove avrò l’occasione di approfondire lo studio anatomico del corpo umano, studiare in modo approfondito la storia delle arti e integrare il mio percorso con altri corsi di diverse discipline (storia, filosofia e letteratura italiana). Ma in contemporanea ho intenzione di iscrivermi a un corso di lingua e grammatica francese per concedermi l’opportunità di andare in Francia, specialmente a Parigi dove mi trasferirò nel quartiere rinomato di MontMartre dove desidero frequentare le più prestigiose accademie di Parigi, approfondire le conoscenze sull’arte francese, e ampliare la mia conoscenza del luogo creando sodalizi con nuovi amici francesi o italiani, se dovessi incontrarne nelle strade parigine. Ma il mio cuore, in qualunque posto andrò, rimarrà in Italia, la culla di una delle civiltà più ingegnose al mondo, poiché qui abbiamo le migliori arte, letteratura e storia che un popolo ha potuto offrire al mondo. Io sono italiano, e rimarrò italiano!


  • Cosa farai di bello quest’estate? 
    Tra pochi giorni partiremo la città natale di Giacomo Leopardi, Recanati. Credo che la nostra visita sarà splendida: non solo per l’amore che nutro per uno dei capisaldi della nostra letteratura, ma per i posti che desidero visitare, come il campanile della città immortalato nella poesia, tra le mie preferite, Passero solitario, o la biblioteca della casa di Leopardi, dove visse il suo “studio matto e disperatissimo”, e le strade citate nei componimenti che hanno reso famoso questo letterato tanto eclettico quanto sfortunato nell’aspetto fisico. Trascorrerò il resto dell’estate fra mare e montagne per riposarmi e rinfrescare lo spirito.

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LICEO ARTISTICO