Guardandoti indietro, in questi anni passati al S.Orsola, quale credi sia l’esperienza/ insegnamento/ ricordo che ti accompagnerà anche nei prossimi anni?Dovrò fare esattamente come fece Ungaretti nella poesia “I Fiumi”, cioè ripercorre le tappe fondamentali e il lascito della mia esperienza al Liceo. Il primo anno mi sentivo come se fossi un pesce fuori dal branco, sì gioviale ma non socialmente aperto come sono oggi; durante la mia carriera ho dovuto faticare, impegnarmi e fare sacrifici per migliorare il mio linguaggio, la mia concezione della realtà e il mio carattere. Questo è stato possibile con l’aiuto di molti professori di sostegno: specialmente Serena, che ho dovuto lasciare dolorosamente l’anno scorso, che mi ha insegnato il valore unico della cultura, come usufruirne, coltivarla e studiarla; oltre ad aiutarmi nei compiti, mi ha guidato nell’imparare a vestirmi, comportarmi o prendermi cura di me stesso: può sembrare strano, ma questo era per me una conquista, poiché in molte fasi della mia vita non parlavo né tanto meno sapevo come gestire le diverse situazioni da solo. Per questo per un certo tempo mi sono affiancato a persone che potessero sostenermi. Ma quando ho conquistato la mia autonomia, in particolare quest’anno, è come se mi fossi liberato dall’armatura candida di Agilulfo del romanzo di Calvino: grazie a questo percorso ho potuto relazionarmi con la realtà in quanto uomo. Ho imparato a informarmi, a studiare per piacere e non per il voto, cercando di capire perché a scuola si insegnassero certi argomenti e non altri. Da lì ho compreso il mio potenziale, e credo che mi porterò dietro tutto questo ancora per molto, in particolare quella tendenza di imparare in continuazione dalla realtà e non piegarsi al pensiero unico ma formulare un proprio pensiero critico.