Le epidemie da Atene ad oggi - Il progetto di Lucia Biasiol e Antonio Della Corte

Le grandi epidemie sono diventate un topos letterario…perché allora non raccontarle a modo nostro?

La prof. Spinedi ha proposto ai ragazzi del quinto di lanciarsi nella composizione creativa di testi, brani e video, per raccontare la peste di Atene, partendo dal testo di Tucidide.

Facciamo i complimenti a Lucia Biasiol e Antonio Della Corte per l’originalità e la complessità del loro progetto!

Lucia e Antonio, infatti, hanno svolto un lavoro di approfondimento e confronto tra la situazione attuale e le pestilenze del passato e Lucia ha composto un brano che potete ascoltare qui:

 

 

Approfondimento e spiegazione del brano

 

La vita durante la quarantena

Con l’avvento del ventunesimo secolo l’uomo si è ritenuto capace di curare qualsiasi tipologia di malattia ed epidemia che si sarebbero verificate nel proprio futuro. Ma come si evince dalla situazione attuale, ciò non è assolutamente vero. I progressi nella medicina non sono tali da poter arginare un nuova epidemia che giunge in maniera inaspettata. Perciò l’unica arma a disposizione dell’uomo è quella di rimanere a casa per evitare un disastro di proporzioni bibliche.

 

Durante questa epidemia si è compreso che le pestilenze del passato non sono state così diverse da quella che stiamo vivendo tutti noi oggi. Infatti Tucidide nelle Storie, quando descrisse la peste del 430 a.C., affermò che durante il morbo l’uomo cadde nello sconforto e nella rassegnazione, e iniziò a ideare ipotesi, una più improbabile dell’altra, per spiegarsi l’avvento improvviso dell’epidemia. Inoltre furono anche modificate le norme che regolavano la vita quotidiana del tempo, tanto che in quell’anno i corpi dei deceduti non vennero neppure seppelliti.

 

Ciò che personalmente stupisce è l’attualità della sua descrizione. Anche oggi molti uomini sono rassegnati, anche oggi non si possono piangere i propri cari con un funerale, anche oggi si creano delle ipotesi improbabili per giustificare il morbo. Proprio per rendere omaggio all’illustre storiografo greco si è deciso di realizzare un brano orchestrale che rappresentasse parte di questa situazione.

 

Il brano ha lo scopo di simboleggiare la speranza che ancora brilla in una situazione così tragica come quella odierna. Esso si pone come colonna sonora di un immaginario flusso di pensieri sperimentato da una persona comune, il quale appare caratterizzato dalla fiducia nel futuro. Questa riflessione è rintracciabile nella struttura circolare del pezzo. Il brano si apre infatti con il suono di un’arpa, la quale annuncia il passaggio dalla realtà empirica al flusso di pensieri, e si conclude con lo stesso strumento e con le stesse note, segnalando la fine della riflessione.

 

Ogni strumento utilizzato allude inoltre ad un sentimento che si vive durante la quarantena a cui siamo sottoposti. I violini rappresentano la malinconia di una libertà desiderata e ancora lontana, la quale getta l’uomo in uno sconforto tale da percepire un sentimento di scoraggiamento. Infatti uno dei primi sentimenti che si prova in questa situazione è la rassegnazione che bisognerà aspettare molto per tornare a vivere quelle libertà che nella vita della maggior parte di noi non erano mai state intaccate. Il pezzo continua con l’utilizzo di trombe e corni inglesi, i quali da una parte rappresentano la fiducia che un giorno si potrà tornare a vivere liberamente e dall’altra omaggiano tutti i lavoratori, in particolar modo i medici, che rischiano ogni giorno la vita per salvare quella dei nostri conoscenti, amici e familiari colpiti dalla malattia. Dai video che circolano sulla rete è possibile comprendere quanto i dottori stiano compiendo un lavoro al contempo eroico e disumano, diventano gli Eracle della storia contemporanea. Lavorano senza sosta per curare le centinaia di migliaia di persone che stanno contraendo il virus, finendone certe volte vittime loro stessi e isolandosi dalla propria famiglia per timore di contagiarli. Perciò attraverso l’uso della tromba e del corno inglese, strumenti dal carattere tipicamente eroico quando accompagnati dai timpani e dagli archi, si vuole non solo indicare la fiducia di un futuro ritorno alla vita normale, ma anche ringraziare i medici che oggi stanno salvando decine di migliaia di vite.

 

Infine il brano si avvia verso la conclusione con l’armonia dovuta all’unione di tutti gli strumenti sopracitati. Ciò sta a simboleggiare come in questa situazione di crisi tanto sanitaria quanto economica non bisogna pensare egoisticamente, come invece Tucidide afferma che era avvenuto durante la peste di Atene, ma è invece necessario che tutti facciano ciò che è richiesto. In fondo è solo attraverso l’armonia, dovuta tanto al rispetto dei decreti varati dal governo quanto al semplice senso civico e morale di tutti noi, che si potrà tornare a vivere serenamente. Se ognuno pensasse solo a sé e andasse contro i provvedimenti istituiti la situazione durerebbe avanti in eterno, portando risultati a dir poco disastrosi. Perciò lo scopo di questo passaggio finale del brano è di spiegare quanto la cooperazione non sia opzionale, ma necessaria per uscire da questa situazione in un tempo relativamente breve.

 

Il pezzo si conclude con il ritorno delle note dell’arpa iniziale, la quale allude al ritorno alla realtà empirica con la nuova consapevolezza che l’azione di ogni singolo individuo sia essenziale per poter vivere quelle libertà delle quali ci si sente privati in questi momenti difficili., Il brano qui proposto è dunque pensato come l’esemplificazione di tutti i sentimenti che si provano durante questa quarantena e riproduce musicalmente gli effetti di essa analogamente a quelli descritti da Tucidide nelle Storie.

 

 

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LICEO CLASSICO