La parola ai genitori: Agostina e Massimo

Accendere la passione dentro una storia di bene possibile: la speranza che il seme piantato dia frutti.

 

Qualche anno fa, quando si trattava di scegliere la scuola dove iscrivere la nostra prima figlia alle medie, abbiamo cominciato, un po' come tutti, a partecipare a diversi open day; all’inizio erano quelli delle scuole pubbliche vicino a casa; ascoltavamo programmi ministeriali e progetti europei, bandi pretenziosi slegati fra loro, e ci chiedevamo come tutto questo avrebbe aiutato i nostri figli a crescere; incontravamo soprattuto persone che lavoravano insieme, magari da anni, fornivano competenze, magari anche bene, ma sembrava che non si conoscessero fra loro, che talvolta si detestassero o detestassero quello insegnavano e come lo insegnavano, esperienza parziale e personale ovviamente.
Ponevamo a tutti con insistenza la domanda “ma voi avete progetti che portate avanti assieme? come guardate questi ragazzi che ci aiuterete a crescere per i tre anni fondamentali della loro vita?”
Dopo un secondo di sconcerto o imbarazzo alcuni cambiavano discorso, alcuni iniziavano filippiche per convincerci che quello non era il compito dell’insegnante, alcuni ci guardavano sconsolati e stanchi, come se fosse un bel sogno impossibile.
Uscivamo da quegli incontri perplessi, avevamo cominciato a pensare che le nostre domande fossero sbagliate o perlomeno poste nel posto sbagliato.


C’era una scuola, l’Istituto S.Orsola di via Livorno, più lontana, molto più lontana, che diceva che genitori e insegnanti avrebbero collaborato nella crescita degli alunni, che l’unità della persona e degli insegnamenti era messa al centro, che il corpo docente lavorava assieme per condividere programmi e quando era possibile, portarli avanti assieme: incredibile.


Andammo all’open day di quell’anno e uno degli incontri era su Dante: al centro di un grande cappanello di studenti c’era il professore di lettere, perfettamente vestito in giacca e cravatta, niente di strano probabilmente, ma quello che colpiva era che tutti gli studenti erano in giacca cravatta e le ragazze eleganti, i loro sguardi erano fieri, desiderosi di raccontarci perché era stato importante per loro studiare Dante, che cosa aveva aggiunto allo loro esperienza, come avrebbero potuto utilizzare quello che studiavano nella loro vita, il tutto con una appropriatezza particolare e una cura attenta dei contenuti che comunicavano. Non c’erano dubbi, avremmo iscritto lì nostra figlia!

Ad inizio anno scolastico scoprimmo che quel professore non sarebbe più stato nell’organico per motivi personali; dopo un giustificabile sconcerto e dispiacere decidemmo di andare avanti perché quello che avevamo visto lì era stato diverso da tutto il resto e non potevamo lasciarcelo sfuggire.
Nel tempo, dopo aver iscritto anche la seconda figlia, abbiamo incontrato molti docenti come il primo, appassionati e capaci di trasmettere quella passione attraverso le materie che insegnavano; abbiamo anche imparato a non preoccuparci troppo dei professori che per il loro percorso di vita andavano via perché, per esperienza, sarebbe arrivato sempre qualcosa altro di buono o che lo sarebbe diventato nel tempo imparando dagli altri.


Quando abbiamo iscritto il terzo figlio alle medie, incontrando uno dei prof, mi è come risuonato dentro qualcosa che però, immediatamente, non capivo; negli anni, continuando anche il percorso al liceo, guardando come nostro figlio seguiva quel giovane insegnante, come cercava di assomigliarvi, come si appassionava alle materie, mi è tronato in mente dove avevo già visto quello sguardo: era uno degli studenti del primo professore!
Abbiamo avuto lì la conferma di aver aderito ad un percorso buono e stabile, che, come per i figli, darà frutto quando sarà il momento giusto.


Abbiamo poi iscritto alla scuola media anche l’ultima figlia, continuando a ricercare quello sguardo appassionato che spesso abbiamo trovato; l'ultima esperienza fatta, ad esempio, è aver trovato una giovane insegnante di matematica che ha saputo “aspettare” nostra figlia.
Non ci sono stati sconti o voti “regalati”, nella certezza che si impari solo sbagliando, ma questo è possibile solo se quello sbaglio può essere colto, guardato assieme e trasformato in un’opportunità di maggior conoscenza di sé e delle materie.

Non che non ci siano stati talvolta dubbi, incomprensioni o momenti difficili nella vita dei figli, ma spesso abbiamo trovato un interlocutore nella nostra scuola con cui confrontarci.

 

Ci sembra di aver capito, negli anni, che la scuola abbia come suo compito principale accompagnare le famiglie a crescere i figli, aiutando a scoprire attitudini e passioni secondo le sua specificità, che è l’insegnamento e attraverso questo, aiutarli a svelare e a portare a compimento la verità di loro stessi; non pensiamo che i prof debbano necessariamente diventare amici, compagni o “terapeuti” dei nostri figli, ma che attraverso il sincero e competente insegnamento delle materie, mostrino ai loro studenti una via buona per guardare se stessi e vivere la realtà in tutta la sua interezza e complessità, nella certezza che, prima o poi, quel seme piantato darà frutti.

All’Istituto Sant'Orsola negli anni, la maggior parte delle volte secondo la nostra esperienza, questo è successo e ci auguriamo che continui ad accadere.

 

 

Categorie

SECONDARIA DI I GRADO